Liceo Economico Sociale. Percorsi didattici e nuove potenzialità

Il Riordino della Scuola Secondaria Superiore rappresenta un esito naturale delle innovazioni didattiche vissute negli ultimi dieci anni e nel medesimo tempo è frutto di uno straordinario sforzo di equiparazione agli standard europei in campo formativo.

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Non si è inteso uniformare, ma rendere efficaci, i percorsi di istruzione/formazione per metterli in grado di rispondere ad esigenze di mobilità e inserimento professionale/occupazionale in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, attraverso il sistema dei crediti formativi e delle qualifiche (EQF), dischiudendo un nuovo rapporto tra Economia e lifelong learning. Nelle tre priorità di Europa 2020 successiva alla fallimentare Strategia di Lisbona 2000 l’UE si propone di diventare un’economia intelligente, sostenibile e solidale […] cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia da raggiungere entro il 2020”.

Le politiche occupazionali europee sono state pertanto introdotte nel processo di innovazione del Sistema di Scuola Secondaria Superiore italiano, operando una rivisitazione del concetto di formazione professionalizzante, non più prerogativa della sola istruzione tecnica. Si stabiliscono le competenze chiave, veicolando una sfida complessa di organizzazione e programmazione dell’attività scolastica. Nell’attuazione della Riforma la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’AutonomiaScolastica del MIUR ha inteso presentare all’opinione pubblica e agli addetti ai lavori il nuovo Liceo delle Scienze Umane, nella sua opzione economico-sociale (ormai da tutti indicato come Liceo Economico Sociale), come un percorso didattico estremamente innovativo, una risorsa da impiegare dinanzi alle forti istanze provenienti dai sistemi produttivi contemporanei. Nella sua “filosofia ordinamentale”, esso intende colmare il vuoto presente nella tradizione liceale italiana, considerando la difficile sfida dell’integrazione tra le discipline e la concreta organizzazione didattica (formazione umanistica-economica-giuridica). Inserito sulla “terza area”, delinea un nuovo dialogo tra economia, diritto e le scienze sociali, in modo tale da offrire agli studenti, oltre che un’opportunità in vista dell’inserimento lavorativo, anche gli spunti necessari per acquisire la piena consapevolezza dei loro diritti e doveri.

Questa tipologia di Liceo, consente all’allievo di affrontare temi sociali molto complessi e di offrire una didattica pluridisciplinare, mentre ai docenti è consentito utilizzare metodologie di insegnamento/apprendimento attive e innovative. Una scuola della contemporaneità deve necessariamente riflettere anche sulle emergenze economico giuridiche che caratterizzano la società e riuscire a proporre sistemi formativi in grado di affrontare i bisogni fondamentali degli studenti, futuri cittadini. L’esigenza educativa in una società civile, troppo spesso offesa dalla corruzione, rimanda al filosofo del mondo antico Platone, così come evidenziato nell’affascinante Saggio di Silvia Gastaldi sull’analisi della cattiva educazione in relazione alla degenerazione politica: “Lo stretto rapporto che connette la corretta gestione politica della città a un buon modello educativo rappresenta una costante nel pensiero di Platone e, in particolare, costituisce un caposaldo nell’ambito dei suoi progetti politici, la Repubblica e le Leggi”. Un platonismo, inevitabilmente, interpretato alla luce della crisi etico-politica della polis greca, radicalizzata nell’episodio estremo della condanna a morte dell’uomo più giusto. Socrate, filosofo della virtù politica, arte del saper vivere con gli altri in quanto uomini ed esseri sociali, si presenta come precursore di ciò che oggi definiamo “cittadinanza attiva”. Quest’ultima, definita tra le competenze chiave nel progetto europeo e spendibile negli ambiti specifici del Liceo economico-sociale, (politica, diritto, economia, scienze sociali) si apre a fattibili percorsi di studio articolati in stages, tirocini, e percorsi di alternanza scuola-lavoro. L’acquisizione delle competenze relative a Cittadinanza e Costituzione investe globalmente il percorso scolastico su almeno tre livelli. Innanzitutto, nell’ambito della Storia e della Filosofia, lo studente è chiamato ad apprendere alcuni nuclei fondamentali relativi all’intreccio tra le due discipline e il diritto, anche nei percorsi che prevedono l’insegnamento di Diritto ed Economia (cui, in questo caso,“Cittadinanza e Costituzione” è affidata [pur nella trasversalità dell’area]). In secondo luogo, la vita stessa nell’ambiente scolastico rappresenta, ai sensi della normativa vigente, un campo privilegiato per esercitare diritti e doveri di cittadinanza. In terzo luogo, è l’autonomia scolastica, nella ricchezza delle proprie attività educative, ad adottare le strategie più consone al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Documento di indirizzo. L’efficacia dell’apprendimento/insegnamento delle competenze di Cittadinanza e Costituzionesi misurerà proprio sulla sperimentazione e sulla partecipazione diretta da parte degli studenti alle regole, ai meccanismi istituzionali e democratici della vita politica sociale, concependo percorsi in cui diritto e filosofia, economia e filosofia possano realizzare intrecci inconsueti ma fecondi tra Licealità e contemporaneità.

La Scienza economica nasce nell’ambito della filosofia morale e della scienza politica, nel Settecento con Adam Smith autore della Ricchezza delle nazioni (1776), ma la sua storia si può cogliere nel brillante Saggio le “Relazioni pericolose” dell’economia di Boitani e Rodano, una breve monografia – imprescindibile per chi si voglia accostare all’eziologia dell’attuale crisi – che narra dell’ emancipazione dell’economia dalla filosofia.

La nascita dell’economia come scienza “assiomatico-deduttiva” la possiamo collocare negli Anni Trenta del Novecento, quando viene scoperto il binomio conoscenza dell’economia-organizzazione economica, indispensabile per esprimere valutazioni riferite alla società attuale globalizzata e in crisi. Un percorso possibile, anche per mettere in discussione l’indipendenza dell’economia e della politica, dall’etica e dalle riflessioni di natura morale.

Il Profilo Educativo, Culturale e Professionale del Liceo delle Scienze Umane, opzione economico-sociale, “fornisce allo studente competenze particolarmente avanzate negli studi afferenti alle scienze giuridiche, economiche e sociali (art. 9 comma 2). Gli studenti, a conclusione del percorso di studio, oltre a raggiungere i risultati di apprendimento comuni dovranno:

  • Conoscere i significati, i metodi e le categorie interpretative messe a disposizione delle scienze economiche, giuridiche e sociologiche;
  • comprendere i caratteri dell’economia come scienza delle scelte responsabili sulle risorse di cui l’uomo dispone (fisiche, temporali, territoriali, finanziarie), e del diritto come scienza delle regole di natura giuridica che disciplinano la convivenza sociale”.

Ecco dunque prospettarsi un modo assolutamente innovativo per avvicinare i giovani al lavoro colmando la lacuna economico-giuridica del sistema liceale, applicando le metodologie dell’alternanza scuola-lavoro e dei tirocini, per consentire l’acquisizione di competenze specifiche, realizzando così una perfetta sintesi tra le competenze economico-giuridiche e il profilo umanistico. Tutto ciò impone infine di raccordare al meglio l’intero Sistema educativo, permettendo alle Istituzioni scolastiche di interagire con il territorio di appartenenza, di scardinare modelli economici troppo lontani o superati, anche al fine di ripensare il processo di sviluppo dell’industria e di orientarlo nel modo più aderente ad ogni singolare patrimonio, sia esso storico, artistico, culturale ed ambientale. All’interno della formazione sociale a scuola l’alunno svolge la propria personalità, attraverso apprendimenti liberi, critici, sistematici e unitari, di natura disciplinare e non, professionalizzanti e non.

Il Sistema scolastico non può permettersi di resistere al cambiamento e all’innovazione, anche se, intervenendo sul valore umano, mira tuttavia a valorizzare la storia, l’etica, la cultura e la tradizione del territorio di appartenenza.

La prassi laboratoriale e le esperienze di alternanza scuola-lavoro rappresentano un elemento di qualità nel processo di trasformazione del sistema scolastico e consentono di agire nella didattica con nuovi strumenti, particolari metodologie e tecniche di organizzazione. Ciascuno dei soggetti che partecipano a tale processo deve essere in grado di trasmettere un patrimonio che promuove la crescita culturale e sociale di tutti, anche nel rispetto delle diversità: ciò determina la scelta di un modello di didattica relazionale-cooperativo, che garantisca la costruzione di competenze in un ambiente concreto, strutturato e organizzato al fine di supportare una didattica ispirata all’imparare nel fare e a saper divenire.

Sono finiti i tempi in cui imperava una scuola erudita e autoreferenziale, si mirava ad un sapere nozionistico, si intendeva la cultura come addizione di saperi teorici; oggi i processi formativi sono basati sui valori della «cittadinanza attiva» e di una cultura del lavoro come elemento determinante per lo sviluppo etico e armonioso della persona nel proprio contesto sociale e ambientale.

La critica alla lezione è stata prevalentemente rivolta alla modalità con cui era presente in tutti i campi del sapere, da quelli letterari a quelli scientifici e spesso anche quelli più propriamente tecnici. Le riflessioni che sono state rivolte si sono concentrate sulla sua necessaria trasformazione ma non sulla sua abolizione. La lezione è stata spesso il simbolo di una scuola della conservazione rispetto alla scuola dell’innovazione; era rappresentativa di un modello autoritario di sapere in quanto unico modo di comunicarne il contenuto. Negli istituti scolastici dell’Istruzione Tecnica e Professionale da anni vengono realizzati percorsi formativi speciali che delineano e descrivono nuove figure professionali ambientali riferite ad aree individuate come prioritarie per lo sviluppo sostenibile che, sebbene non esaustive di tutte le priorità dell’ambiente, hanno il merito di riferirsi ad ambiti di intervento strategici per la sostenibilità e tentano di porre al centro dell’attività educativa figure professionali innovative in grado di perseguirla. Ma “lo sviluppo sostenibile non è riconducibile soltanto ad una dimensione di difesa e di attenzione all’ambiente; esso presuppone infatti l’idea di integrare, in una visione unitaria, una diversa qualità economica, ecologica, sociale e di individuare nuove forme e modalità di utilizzazione delle risorse in chiave sostenibile”.

Lo sviluppo sostenibile, in questa sua accezione, sembra perfettamente attanagliarsi ai temi di economia, ambiente, etica, sviluppo e innovazione che stanno alla base stessa della mission perseguita dal Liceo Economico Sociale. Si tratta dunque di riconoscere dignità didattica alla Green economy, di affrontare argomentazioni sulla crisi economica e sui problemi del clima; ma anche analizzare le sfide ambientali per rispondere alla crisi economica, percorrere prospettive di equità nella transizione alla sostenibilità dello sviluppo, affrontare i temi di efficienza energetica e di occupazione, valutare le ricadute occupazionali delle energie rinnovabili, valutare l’affidabilità delle cosiddette imprese verdi, stimare l’efficienza energetica nelle buone pratiche di azione locale.

Appare dunque ormai indispensabile intrecciare la progettazione del curricolo per competenze, avendo riguardo ai piani di sviluppo locale, in interazione con tutte le realtà produttive territoriali, al fine di favorire occasioni e offrire strumenti utili per costruire e utilizzare gli spazi di autonomia e flessibilità del curricolo.

In questo contesto assume una forte valenza strategica l’impostazione della struttura dipartimentale in cui ormai si articola la didattica attenta alla trasversalità dell’apprendimento (curricolo orizzontale), attenta ed aperta alle spinte provenienti da tutti gli altri team strategici funzionali al Piano dell’Offerta Formativa.

In Europa l’apprendimento permanente mira a identificare e definire le competenze chiave necessarie per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l’occupazione in una società della conoscenza. In particolare, “gli orientamenti per l’occupazione sollecitano l’adattamento dei sistemi di istruzione e formazione in risposta alle nuove esigenze di competenze mediante una migliore identificazione dei bisogni occupazionali e delle competenze chiave contestualmente ai programmi di riforma degli Stati membri. In tutti i Documenti europei si afferma che la base portante di ogni indagine è la persona umana, e che la cittadinanza è un apprendimento che dura tutta la vita. Ogni politica ponderata va creata a partire dall’infanzia e accompagna la persona in un processo che mira ad una visione unitaria di cittadinanza europea, che innesta le sue radici proprio nella scuola.

di Domenica Federico ed Ezio Sina

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