STUDIARE LA POLITICA A SCUOLA

CONVEGNO LA CITTADINANZA CONSAPEVOLE AL TEMPO DELLA CRISI_1590

 

Praia a Mare, 7 ottobre 2017

L’intervento di Ezio Sina, Presidente di APIDGE, l’Associazione professionale degli insegnanti di Scienze giuridiche ed economiche nel corso del Convegno nazionale su “La cittadinanza consapevole al tempo della crisi” tenutosi il 6 e 7 ottobre 2017 a Praia a Mare va intesa come una risposta-proposta alla grande delusione emersa nei riguardi della Politica nel corso delle sessioni dei  lavori ,soprattutto da parte dei giovani e delle donne. La Politica è “cosa di tutti”, “fare politica” invece sta diventando sempre più un terreno riservato a pochi, agli addetti ai lavori, ai soliti noti.

La posizione di Apidge è invece chiara: a scuola si devono studiare (sì studiare!) – sin da piccoli – il Diritto e l’Economia politica come disciplina curricolare. L’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione può rappresentare un importante opportunità per avvicinare tutti i futuri cittadini alla Politica e incentivare la partecipazione alla sana e corretta gestione della “cosa pubblica”

sina a praia

LA POLITICA E’ PER TUTTI: INSEGNIAMOLA A SCUOLA!

di Ezio Sina

Spesso ci si chiede se la politica non sia che una professione come tante. Per Platone si dovevano scegliere i migliori e poi prepararli a guidare lo Stato: importante dunque saper governare e certamente non ci si può affidare al primo che capita.

Protagora riteneva invece necessario l’intervento e la partecipazione stesso dell’intera “polis” per determinare chi la dovesse poi governare: il tutto pervaso da un sentimento cooperazione, di convivenza pacifica, di correttezza nei metodi. Si trattava insomma di favorire sentimenti che non sembrano esaurirsi in una tecnica né in un sapere, ma possano rappresentare il patrimonio di tutti, che va comunque coltivato attraverso percorsi specifici di formazione.

L’antica Grecia dunque ci tramanda il concetto che per prepararsi a governare una città occorre che lo stesso cittadino sia formato appositamente per svolgere un ruolo politico attivo. La politica rimane una passione, un’inclinazione, un istinto sociale: il sentimento di giustizia va ad ispirare il sentimento di uguaglianza fra gli uomini. Tutti i cittadini devono essere messi in condizione di conoscere e coltivare i principi che reggono la comunità stessa e perseguono il benessere di tutti. Tutti possono potenzialmente imparare l’arte della politica e la tecnica principale sta nella conoscenza e nella padronanza del mondo delle regole alla base della convivenza civile. Ecco dunque perché alla base della stessa vita politica sta proprio la piena conoscenza dei principi che regolano la vita sociale. La Politica dunque si rivolge ai rapporti con gli altri e mira ad un sapere condiviso.

La democrazia, base stessa della vita politica, implica l’idea di educazione, di formazione diretta indistintamente a tutti i cittadini, non soltanto alla necessità di progettare la formazione delle classi dirigenti.

Come in ogni percorso formativo, anche in politica sembra inevitabile che si dedichi tempo e risorse, occorre scegliere i migliori e valutarne i risultati di apprendimento, evitare soprattutto che prevalgano quelli che dispongono di privilegi legati al censo o alla classe sociale: meglio dunque preparare tutti in qualità di politici, ma solo a posteriori poter scegliere i migliori..

Tante strategie politiche dei nostri tempi prevedono invece che i cittadini si affidino a Maestri del pensiero che stanno ad indicare le strade da percorrere, spesso senza aperture alla critica, alla discussione, al dialogo. Si manifesta dunque la necessità di una guida, un trascinatore, un leader carismatico, un maestro che conosca ed individui lui le strade da percorrere. In questo modo, affermando principi e verità, spesso si va a comprimere la stessa vita politica, si pratica l’obbedienza, la fede. Prevalgono dunque i principi di unità, di universalità, di opportunità, di gerarchia. E si fa strada una netta visione negativa della politica, un disinteresse verso lo Stato e le Istituzioni. Spesso poi, quelli che si occupano di politica, non sono adeguatamente formati e giungono alla politica solo per difendere interessi di parte.

Eppure, nonostante la realtà imponga scelte diverse, non si intende affatto consentire che la politica divenga “cosa di tutti”, anzi, con il presupposto che tutti siano preparati a praticarla, essa è considerata una disciplina d’èlite, subordinata alle ideologie e all’economia, eventualmente oggetto di “studio trasversale” rispetto alle altre  pratiche educative e formative. In questo contesto sarà facile che si dedichino a governare persone che nella politica cercano di realizzare interessi o forme di potere: se tutti in teoria possono accedere alla vita politica, in realtà stanno sempre più emergendo classi sociali e logiche di partito. Il successo di chi è chiamato alla politica è determinato sempre più da scelte di tipo economico, mediatico, clientelare. Gli stessi partiti politici sembrano soffrire di gravissime crisi di identità, sino a dover ricorrere a forme di “reclutamento” di adepti attraverso speciali “scuole di politica” destinate a cittadini che mirano a  candidarsi alla guida dello Stato.

La Costituzione italiana, attraverso la scelta operata all’articolo 49, ha lasciato un’ampia libertà ai cittadini di partecipare alla vita politica attraverso forme associative private. Lo Stato tuttavia è chiamato ad assicurare, attraverso il Sistema Istruzione, lo studio e la conoscenza dei principi e dei presupposti che stanno alla base della vita politica. Il “diritto allo studio della politica” è in grado di estendere a tutti i cittadini, indistintamente,  le stesse opportunità di poter partecipare alla vita pubblica e rappresenta per lo Stato un “dovere inderogabile” per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che caratterizzano il cammino dei futuri cittadini (art. 3 Costituzione).

In questo contesto, l’insegnamento e l’apprendimento di Cittadinanza e Costituzione, previsto dalla legge n. 169 del 2008 diviene “un obbiettivo irrinunciabile di tutte le scuole”. Compito della scuola è infatti quello di sviluppare in tutti gli studenti, dalla primaria alle superiori, competenze e quindi comportamenti di “cittadinanza attiva” ispirati, tra gli altri, ai valori della responsabilità, legalità, partecipazione e solidarietà.

Lo studio dei fondamenti della politica dunque va intesa come “bagaglio culturale di base” per tutti: al pari delle altre materie diventa dunque essenziale per la formazione della persona.

Di fronte alla complessità della società globalizzata, è illusorio credere che ogni cittadino sia preparato o desideri occuparsi di politica: occorre pertanto che lo Stato stesso assicuri una formazione culturale che prepari tutti indistintamente i cittadini a partecipare alla vita politica. Concordiamo dunque con Protagora che,  affinché “la città” si possa reggere, tutti i cittadini devono averne parte.

La “virtù politica” è dunque necessaria così come è necessario il suo insegnamento.

Dalla scuola dell’infanzia, sino alle superiori, “fare politica a scuola” può rappresentare dunque uno dei pilastri dell’Istruzione, al pari di tutte le altre discipline curricolari, per formare pienamente il cittadino e assicurare un’autentica partecipazione democratica alla vita pubblica.

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