“Non parlo di cose che non conosco”

 

 

La parola al Prof. Nanni Moretti, con il quale APIDGE condivide in pieno la necessità di ristabilire i ruoli della cultura italiana attraverso la specificità della conoscenza.

Moretti rivendica l’esercizio alla disciplina, come strategia che intende ristabilire il ruolo di ognuno all’interno della società, garantendo in fondo tutto ciò che è ovvio: immaginiamoci poi a chi è chiamato ad insegnare alle nuove generazioni!

 

 

Essere detentori di una “materia”, sostiene il Prof. Moretti, significa conoscerne la sua specificità, perché non si può parlare, quindi comunicare attraverso un linguaggio condiviso, del valore di una scienza, di una forma di cui non si ha conoscenza”.

Altra cosa la competenza acquisita sul campo, frutto di una società sempre più complessa, che spesso ingenera confusione e produce un’autentica smaterializzazione dell’epistemologia dei contenuti stessi, delle forme di comunicazione, dei linguaggi e dell’arte.

“Non parlo di cose che non conosco” in fondo rappresenta la maturità di un uomo “che sa di non sapere” e dunque si affida a professionisti per procedere verso la Verità.

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Ecco uno spezzone significativo di “Sogni d’oro” (1981) in cui il Regista esplode clamorosamente la sua rabbia:

https://www.youtube.com/watch?v=Ac40lPo27Yk&feature=share