La Costituzione nella scuola. Genesi, Difficoltà e Prospettive

La Costituzione è oggi una sorta di cantiere aperto, in cui confliggono, non per la prima volta, forze culturali e politiche impegnate da un lato a modificarne un rilevante numero di articoli della seconda parte, relativa all’ordinamento della repubblica (senato della repubblica e titolo V), dall’altro a difenderne i caratteri originari di democraticità, di rappresentatività, di garanzia dei diritti.

costituzione italiana

Si richiamano alla Costituzione sia coloro che vogliono attuare un efficiente programma di governo, volto a rilanciare il Paese attanagliato da vincoli e ostacoli insopportabili, sia coloro che vedono in questo programma un pericolo e un inganno, giungendo ad accusare i primi, compreso il Capo dello stato, di attentato alla Costituzione.

Che ruolo può avere la scuola nella comprensione e nell’evoluzione di questo processo, i cui esiti sono del tutto incerti?

C’è chi pensa che la scuola sia in proposito non interessata, non competente, non utilmente coinvolgibile in questioni di questo rilievo, mentre il dibattito pubblico oscilla fra tecnicismi giuridici e insulti volgari di personaggi a caccia di voti. Eppure una recente legge dello stato (30.10.2008, n. 169, art. 1) afferma che «sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all’acquisizione, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, delle conoscenze e delle competenze relative a «Cittadinanza e Costituzione», nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell’infanzia».

Le parole chiave sono sensibilizzazione e formazione relative al «personale» della scuola, e conoscenze e competenze relative agli studenti. Il che non istiga certo al conflitto ideologico, né comporta ovunque ricerche giuridiche approfondite e straripanti dibattiti politici, ma neppure legittima l’estraneità e il disinteresse della scuola per questa problematica. Una circolare interpretativa (CM 27.10.2010 n.86) precisa che «l’insegnamento/apprendimento di Cittadinanza e Costituzione è un obiettivo irrinunciabile di tutte le scuole», e che «è un insegnamento con propri contenuti, che devono trovare un tempo dedicato per essere conosciuti e gradualmente approfonditi»; e che tale insegnamento implica sia una dimensione integrata, ossia interna alle discipline dell’area storico-geografico-sociale, con ovvie connessioni con filosofia, diritto ed economia (dove sono previste), sia una dimensione trasversale, che riguarda tutte le discipline, in riferimento a tutti i contenuti costituzionalmente sensibili e suscettibili di educare la personalità degli allievi in tutte le dimensioni.

Nelle Indicazioni nazionali per il secondo ciclo, (dpr 15.3.2010 n. 87, 88 e 89) si afferma che «uno spazio adeguato dovrà essere riservato al tema della cittadinanza e della Costituzione repubblicana, in modo che, al termine del quinquennio liceale lo studente conosca bene i fondamenti del nostro ordinamento costituzionale, quali esplicitazioni valoriali delle esperienze storicamente rilevanti del nostro popolo, anche in rapporto e confronto con alcuni documenti fondamentali…». Nelle Indicazioni nazionali per il primo ciclo (dpr 16.2.2012) si afferma che «accanto ai valori e alle competenze inerenti la cittadinanza, la scuola del primo ciclo include nel proprio curricolo la prima conoscenza della Costituzione della Repubblica italianaGli allievi imparano così a riconoscere e a rispettare i valori sanciti e tutelati nella Costituzione, in particolare i diritti inviolabili di ogni essere umano (art. 2), il riconoscimento della pari dignità sociale (art.3), il dovere di contribuire in modo concreto alla qualità della vita della società (art. 4)…».

Questo è sufficiente per affermare che la Costituzione è una sorta di mappa del tesoro, che consente di comprendere dove abbiamo smarrito la strada della ricostruzione post bellica e dello sviluppo democratico del paese. Su questa base si potranno trovare ragioni e modi per contrastare, anche sul piano della cultura e della vita scolastica, la povertà di risorse politiche, economiche, sociali, etiche e culturali che da anni affliggono con particolare asprezza la nostra società.

Sostenere questa tesi e battersi perché questa venga non solo enunciata, ma resa operativa dal Ministero, con adeguati strumenti amministrativi, comporta difficoltà di natura psicologica e culturale, a nostro avviso non insuperabili. Col libro “La Costituzione nella scuola. Ragioni e proposte” (Erickson, Trento, 2014) ho voluto anzitutto ricostruire la storia di una «scoperta» avvenuta nell’ambito di alcuni gruppi di lavoro ministeriali sull’educazione civica, a cui ho partecipato come coordinatore, a partire da una pronuncia di propria iniziativa formulata il 23.2.1995 dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione sul tema «educazione civica, democrazia e diritti umani».

Gli articoli della Costituzione, spesso ignorati dai più, come se si trattasse di cose ovvie e di nessuna utilità pratica per i non addetti ai lavori, sono apparsi allora come tessere di un mosaico ritornato progressivamente alla luce, dopo anni di oblio, mentre il sistema scolastico cercava di dare risposte discontinue a questa o a quella emergenza educativa.

Ripulendo questo mosaico dalla polvere dei decenni, si è riscoperto il nesso che fin dalla Costituente è stato istituito fra i principi e l’ordinamento della repubblica da un lato e l’assetto curricolare e organizzativo della scuola dall’altro. Ed è parso evidente che questo implicava per la scuola anche un catalogo di possibili «educazioni», affidate non tanto a transeunti circolari ministeriali, quanto alla responsabilità dei docenti, degli studenti e dei genitori, nel contesto di una scuola costituzionalmente autonoma, che fosse però responsabilizzata e sorretta nell’assunzione concreta di questi compiti.

È noto che, fra gli anni ’80 e ’90, Parlamento, Ministero e scuole sono stati indotti a rispondere ad una serie di «emergenze» sociali, o con progetti specifici o con le cosiddette «educazioni aggiunte», che fecero perno sull’educazione alla salute e sul progetto Giovani, Ragazzi, Genitori, arcobaleno. Non essendo possibile trovare per esse uno spazio curricolare adeguato, si è finito per lasciarle fuori, per concentrarsi sulle «materie vere», che per molti sono solo quelle produttive di competenze subito spendibili nel il mercato del lavoro.

Dopo i tentativi della Moratti, che propose ben sei «educazioni», Fioroni e Berlinguer vollero «semplificare» il menu scolastico, togliendo di mezzo anche l’educazione civica, che pur disponeva, per merito del decreto Moro, di un pur piccolo spazio curricolare, accanto alla storia, fin dal 1958. Eppure molti avevano scoperto che «sotto casa», cioè dentro l’educazione civica, c’era un tesoro assai poco conosciuto e valorizzato, che conteneva nel suo codice genetico tutte quelle dimensioni educative che si sarebbero potute coltivare, da parte di scuole responsabilmente autonome, senza indulgere alla bulimia educativa e senza tagliare le radici che legittimano la democrazia repubblicana, l’educazione e la stessa scuola. Si tratta proprio della Carta costituzionale, che è una sorta di albero dalle solide radici, produttivo di fiori e di frutti, se saggiamente coltivato. La citata legge 169 ha confermato che l’albero C&C è piantato nell’area storico-geografica e storico sociale, a costo zero. Nessuno però chiede alle scuole conto della coltivazione e della raccolta dei frutti di quest’albero. L’expo 2015 di Milano parla di Nutrire il Pianeta e di Energia per la Vita. In questa vetrina mondiale, la scuola non ha da offrire solo conoscenze relative a scienza e tecnologia, arte e paesaggio, cibo e dolce vita, ma anche il frutto della riscoperta critica di un eccezionale bene etico-giuridico, di cui è insieme frutto e custode: un bene che potrebbe dare nuova vita alle prossime generazioni, se Ministero e scuole sapranno riconoscerlo e valorizzarlo, come peraltro vuole la legge. Insomma l’educazione civica di Moro, se lucidata e rimessa a nuovo come vintage, col nome aggiornato di Cittadinanza e Costituzione, può fare la sua buona figura nel mondo, come un’auto d’epoca, capace di correre la Mille Miglia, risvegliando antichi sogni e antiche passioni.

di Luciano Corradini (Presidente nazionale emerito UCIIM)

tratto da: LA SCUOLA E L’UOMO – Anno LXXI – Numero 3-4 – Marzo-Aprile 2014

Allegati:

LA SCUOLA E L’UOMO – Anno LXXI – Numero 3-4 – Marzo-Aprile 2014_Corradini

CM_27_10_ 2010

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